Solitamente una persona decide di andare in terapia quando si sente bloccata o in difficoltà nello svolgimento delle proprie attività personali (lavorative, scolastiche, relazionali..).
Ci si può sentire depressi e privi di energie o motivazione;
si può essere ansiosi o impauriti;
si può sentire di essere estranei a se stessi, non riconoscersi;
si può essere disorientati o confusi;
si può avere la sensazione di non contattarsi, di vuoto emotivo e di distacco;
ci si può sentire spesso arrabbiati o irascibili;
ci si può sentire non ascoltati o non compresi.
Di per sé nessuna delle cose elencate rappresenta un blocco, a patto che non venga sentita come una limitazione per la libertà personale di agire nel mondo e di mettersi in relazione con gli altri.
Viene considerata bloccante qualunque sensazione impedisca alla persona di svolgere una vita completa e soddisfacente secondo i propri personali criteri.
Quello è il momento giusto per rivolgersi ad un professionista.
Tuttavia, non è affatto necessario arrivare a sentire un dolore o un disagio bloccanti per decidere di addentrarsi in un percorso conoscitivo di sé. Scendere in un'intima relazionale con se stessi, diventare più consapevoli dei propri comportamenti, comprendere meglio il proprio funzionamento e il significato delle proprie scelte di vita, è un'esperienza incredibilmente appagante che migliora la qualità del proprio rapporto con se stessi e accresce il proprio ventaglio di potenzialità relazionali.
Provare per credere!