Dietro a quel comportamento non c'è alcun pensiero
o riflessione su quello che stiamo facendo.
“Mi sentivo di fare così” è la frase di rito.
E così facciamo, credendo di star semplicemente inseguendo qualcosa e di non fare niente di male.
Questo è senz'altro vero, ma, naturalmente, si tratta di noi.
Quando pensiamo di non fare niente di sbagliato, ci riferiamo ai nostri criteri di giusto/sbagliato. Quando pensiamo di non mancare di rispetto a nessuno, ci riferiamo al nostro concetto di rispetto.
Restare chiusi nei nostri significati, spesso ci porta ad ignorare quelli degli altri o a dare per scontato che siano uguali ai nostri.
Così, spesso, non calcoliamo minimamente le conseguenze delle nostre azioni, la gravità che può assumere ad occhi diversi quello che facciamo o non facciamo, la sofferenza che può suscitare nell'altro.
Nella maggior parte dei casi, restiamo spiazzati dalla reazione altrui, ci difendiamo e cerchiamo di persuadere l'altro che il nostro concetto di educazione è migliore del suo.
Ma ci convince davvero tutto questo?
Spesso non ci è sufficiente per dire a noi stessi che tutto sommato ci siamo comportati come dovevamo. Resta quell'amara sensazione che qualcosa di diverso forse potevamo pensare.. e fare, e quel velato senso di colpa per aver procurato un dolore nell'altro non si riesce a metterlo a tacere.
Forse, qualcosa, si poteva fare davvero. Forse, qualcosa si può sempre fare.
Incuriositevi dell'altro e siate certi di aver capito a fondo quali siano i suoi significati. Chiedetelo con una semplice domanda se quando chiudete gli occhi non lo avete poi così chiaro: “Cos'è rispetto per te?” “Cosa deve fare l'altro per farti sentire amata?” “Cosa significa avere fiducia?”...
Scopriremo così che ci sono sfumature molto diverse di concetti che troppo spesso sono omologati. E che forse l'altro non lo conosciamo affatto come pensiamo. Fate domande!! Chiedete! Abbiate voglia di conoscere l'altra persona. Amatela per come vuole essere amata e non per come vi riesce amare.. che questo, credetemi, lo sanno fare tutti!!
Siate speciali..
Scegliete la via più difficile, quella di amare davvero.
E' grave o non lo è?
Certe volte ci comportiamo e basta.
Dietro a quel comportamento non c'è alcun pensiero
o riflessione su quello che stiamo facendo.
“Mi sentivo di fare così” è la frase di rito.
E così facciamo, credendo di star semplicemente inseguendo qualcosa e di non fare niente di male.
Questo è senz'altro vero, ma, naturalmente, si tratta di noi.
Quando pensiamo di non fare niente di sbagliato, ci riferiamo ai nostri criteri di giusto/sbagliato. Quando pensiamo di non mancare di rispetto a nessuno, ci riferiamo al nostro concetto di rispetto.
Restare chiusi nei nostri significati, spesso ci porta ad ignorare quelli degli altri o a dare per scontato che siano uguali ai nostri.
Così, spesso, non calcoliamo minimamente le conseguenze delle nostre azioni, la gravità che può assumere ad occhi diversi quello che facciamo o non facciamo, la sofferenza che può suscitare nell'altro.
Nella maggior parte dei casi, restiamo spiazzati dalla reazione altrui, ci difendiamo e cerchiamo di persuadere l'altro che il nostro concetto di educazione è migliore del suo.
Ma ci convince davvero tutto questo?
Spesso non ci è sufficiente per dire a noi stessi che tutto sommato ci siamo comportati come dovevamo. Resta quell'amara sensazione che qualcosa di diverso forse potevamo pensare.. e fare, e quel velato senso di colpa per aver procurato un dolore nell'altro non si riesce a metterlo a tacere.
Forse, qualcosa, si poteva fare davvero. Forse, qualcosa si può sempre fare.
Incuriositevi dell'altro e siate certi di aver capito a fondo quali siano i suoi significati. Chiedetelo con una semplice domanda se quando chiudete gli occhi non lo avete poi così chiaro: “Cos'è rispetto per te?” “Cosa deve fare l'altro per farti sentire amata?” “Cosa significa avere fiducia?”...
Scopriremo così che ci sono sfumature molto diverse di concetti che troppo spesso sono omologati. E che forse l'altro non lo conosciamo affatto come pensiamo. Fate domande!! Chiedete! Abbiate voglia di conoscere l'altra persona. Amatela per come vuole essere amata e non per come vi riesce amare.. che questo, credetemi, lo sanno fare tutti!!
Siate speciali..
Scegliete la via più difficile, quella di amare davvero.
E' grave o non lo è?
Certe volte ci comportiamo e basta.
Dietro a quel comportamento non c'è alcun pensiero
o riflessione su quello che stiamo facendo.
“Mi sentivo di fare così” è la frase di rito.
E così facciamo, credendo di star semplicemente inseguendo qualcosa e di non fare niente di male.
Questo è senz'altro vero, ma, naturalmente, si tratta di noi.
Quando pensiamo di non fare niente di sbagliato, ci riferiamo ai nostri criteri di giusto/sbagliato. Quando pensiamo di non mancare di rispetto a nessuno, ci riferiamo al nostro concetto di rispetto.
Restare chiusi nei nostri significati, spesso ci porta ad ignorare quelli degli altri o a dare per scontato che siano uguali ai nostri.
Così, spesso, non calcoliamo minimamente le conseguenze delle nostre azioni, la gravità che può assumere ad occhi diversi quello che facciamo o non facciamo, la sofferenza che può suscitare nell'altro.
Nella maggior parte dei casi, restiamo spiazzati dalla reazione altrui, ci difendiamo e cerchiamo di persuadere l'altro che il nostro concetto di educazione è migliore del suo.
Ma ci convince davvero tutto questo?
Spesso non ci è sufficiente per dire a noi stessi che tutto sommato ci siamo comportati come dovevamo. Resta quell'amara sensazione che qualcosa di diverso forse potevamo pensare.. e fare, e quel velato senso di colpa per aver procurato un dolore nell'altro non si riesce a metterlo a tacere.
Forse, qualcosa, si poteva fare davvero. Forse, qualcosa si può sempre fare.
Incuriositevi dell'altro e siate certi di aver capito a fondo quali siano i suoi significati. Chiedetelo con una semplice domanda se quando chiudete gli occhi non lo avete poi così chiaro: “Cos'è rispetto per te?” “Cosa deve fare l'altro per farti sentire amata?” “Cosa significa avere fiducia?”...
Scopriremo così che ci sono sfumature molto diverse di concetti che troppo spesso sono omologati. E che forse l'altro non lo conosciamo affatto come pensiamo. Fate domande!! Chiedete! Abbiate voglia di conoscere l'altra persona. Amatela per come vuole essere amata e non per come vi riesce amare.. che questo, credetemi, lo sanno fare tutti!!
Siate speciali..
Scegliete la via più difficile, quella di amare davvero.
In ottica costruttivista non esistono categorie e criteri diagnostici.
Non esiste un manuale di consultazione perchè il presupposto di base è che ogni persona costruisce dinamiche proprie e molto diverse da qualunque altra persona, per questo non pensabili in categorie.
La sintomatologia riportata da un paziente, in questa prospettiva, diviene disfunzionale solo nella misura in cui è disturbante per il paziente stesso, e non dipende dal soddisfacimento o meno di criteri nosografici (come nei principali Manuali Diagnostici). In altre parole, se la persona si sente in equilibrio, (a patto che non diventi pericolosa per se stessa e per gli altri) non si può parlare di alcun disturbo.
L'unica operazione possibile riguarda il raggruppamento di Organizzazioni di significati, più o meno compensati (ovvero con un equilibrio più o meno funzionale per la persona).
Organizzazione di significato tuttavia non significa affatto sintomatologia, tutti noi durante l'infanzia ne abbiamo costruita una che ci ha guidato in passato, ci guida tutt'ora e ci aiuta a dare significato al mondo e a ciò che ci circonda.
Raggruppare i significati in un'Organizzazione può servire quindi come esempio di ragionamento clinico, per dare un'idea di come sia possibile assemblare le varie componenti della personalità, tenendo bene a mente che non esiste una sola Organizzazione (Depressiva per esempio), ma miliardi e miliardi di Organizzazioni (Depressive)!! Esistono quindi tante Organizzazioni quante sono le persone su questa terra! In questa sezione troverete la descrizione delle 4 Organizzazioni di significati in ottica Costruttivista, e potrete divertirvi a scoprire quale organizzazione sentite più vicina a voi.
Potrete inoltre avere un'idea di come si lavora in Terapia Costruttivista, e cosa potrete aspettarvi se deciderete di intraprendere questo percorso.
Consultando le varie sezioni delle Organizzazioni di personalità potrete notare come spesso la parte razionale di noi conosca molto bene in quale tipologia d significati possiamo più facilmente collocarci, ma nonostante questo, cambiare non sia altrettanto semplice. Niente di più naturale! Questo accade perchè cambiare presuppone un percorso che non passa dalla testa e non si attua con un ragionamento (come quello che facciamo valutando quale Organizzazione ci è più congeniale), ma dalla pancia, entrando emotivamente in contatto con ciò che sentiamo di essere.
E' il passaggio da "Io lo so" a "Io lo sento", a rappresentare la chiave di volta.
La persona che si accinge ad immergersi in una terapia costruttivista intersoggettiva dovrà aspettarsi molte più domande che risposte. Il terapeuta è una guida importante nel percorso di conoscenza interiore, ma il vero ricercatore ed esperto di sé è la persona stessa. Sarà lui, sotto supervisione del terapeuta, a costruire la propria mappa interiore, un documento conoscitivo dettagliato in cui ogni aspetto del Sé è stato accuratamente compreso e collocato all'interno della più ampia complessità della persona.
Ogni caratteristica della persona ha una funzione precisa per la persona stessa, risponde, cioè, a un bisogno.
Più si entra in contatto con i propri bisogni, più sono pensabili modi alternativi per soddisfarli. La conoscenza interiore apre nuovi scenari e possibilità.
Questa è, in sintesi, l'essenza del cambiamento.
Quando una realtà mi viene spiegata da un soggetto, più che comprendere qualcosa circa la realtà spiegatami, comprendo maggiormente come il soggetto vede quella realtà. In altre parole, più che conoscere la realtà, finisco per conoscere il soggetto che la descrive.